mercoledì 3 ottobre 2012

Dal mio punto di vista

(Questo post non doveva prendere la piega che ha preso, o almeno non era nelle mie intenzioni quando ho cominciato a scriverlo)
Ieri hanno operato una delle tate di Erion, la più agitata e rumorosa. Non importa il motivo dell'operazione, non è quello che voglio fissare. Siamo andati la sera prima dell'intervento a trovarla in ospedale, visto che l'hanno ricoverata con 24 ore di anticipo. C'erano un sacco di amici a "rallegrare" le scale e il corridoio del reparto. E ovviamente i parenti. Noi siamo arrivati sul tardi perché abbiamo aspettato che Marco tornasse da lavoro. Siamo stati spavaldi e non abbiamo portato il passeggino, ma tanto Erion non ci sarebbe stato seduto dentro più di 10 minuti. C'erano un sacco di scale da salire e scendere in vari modi: a 4 zampe, da seduti, dando la mano a papà, reggendosi alla ringhiera...insomma, troppo da fare per rimanere seduto! Quando siamo arrivati l'aria era rilassata e anche un po' caciarona, in linea con il carattere della protagonista. Mentre Erion passava dal momento "mi vergogno" al momento "ora faccio lo scalatore", sempre seguito da papino, io mi sono messa a parlare con la mamma di Pà.
Era tranquilla, ma si vedeva l'ansia sotto la pelle. All'inizio mi sono sentita un po' "di troppo". Mi ha chiesto come sta Erion e le ho detto del prelievo midollare...e tutto è cambiato...e tutto è diventato dal MIO punto di vista. Ho ricordato quello che ho provato quando hanno addormentato lui per farglielo ed ho sentito di nuovo il nodo allo stomaco. E poi tutto è degenerato. Solo provare ad immaginare quello che stava provando lei mi ha fatto stare malissimo. Per lei come mamma e donna che ha già combattutto la stessa lotta. Ci siamo messe anche a "scherzare" sul fatto che "tutti quelli che sono qui non possono capire, 'sti giovanotti, bisogna essere mamma". Parole che di solito mi fanno ridere, che si dicono tanto per dire, tanto per sollevare un po' di rumore. E invece stavolta le ho dette credendoci veramente. Non che quello che prova una mamma sia peggiore di quello che può provare un papà o un fidanzato o un amico, no, assolutamente no. Ma è diverso. Il mio stato d'animo è cambiato e ha preso una direzione diversa da quella che avrei immaginato. E' una delle poche Amiche, che si è trovata davanti un mostro che ho già conosciuto...avrei dovuto continuare a sentire rabbia, come era stato fino a quel momento. E invece non è più rabbia o paura...o meglio, paura sì, ma una paura di mamma.
Gira in questi giorni sui social network uno di quei post strappalacrime sulle mamme. Scontato, come tutti, e che mi ha fatto piangere, come tutti. Un pezzetto a cui ho ripensato in quel momento:
"...Vorrei dire alla mia alla mia amica che la sua vita, ora così importante, avrà minore valore ai suoi occhi quando avrà un figlio. Che la darebbe in un istante per salvare la sua prole, ma che comincerà anche a sperare di poter vivere più anni, non per realizzare i propri sogni, ma per vedere suo figlio realizzare i suoi. Vorrei che la mia amica potesse percepire il legame che sentirà con tutte le donne che attraverso la storia hanno tentato disperatamente di metter fine alla guerra, ai pregiudizi e alla guida in stato di ebrezza. Spero che capirà come io possa pensare razionalmente alla maggior parte delle cose, ma possa perdere temporaneamente la ragione quando discuto della minaccia della guerra nucleare nel futuro dei miei figli...."
L'ho già detto, scontata, ma chi lo dice che le frasi scontate non riescano a cogliere i propri stati d'animo.


(E ora ti aspettiamo a casa...sbrigati!) 

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