Madama Cirimbriscola

Questa favola l'ho letta mille e più volte su un volume de "I quindici"...l'adoravo e tutt'ora l'adoro, non so perché...so solo che l'ho raccontata (con sua grande scocciatura) un sacco di volte anche al mio (allora) fidanzato e attuale marito. Ormai è una scenetta vista decine di volte...ogni tanto gli faccio "ti racconto la favola di madama Cirimbriscola?"...lui dice di no e io gliela racconto lo stesso....
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C’era una volta un boscaiolo che aveva una bella figliolina piena di spirito e di allegre trovate che tutti chiamavano Madama Cirimbriscola.
Un giorno il boscaiolo andando per la selva trovò ai piedi di un castagno un mortaio e lo portò a casa. Ma appena la ragazza vide quel mortaio saltò al collo del babbo e con mille moine gli disse:
"Babbo, questo mortaio trovato nella selva tu lo devi portare al re".
Siccome il povero uomo stravedeva per quella figlioletta si recò dal re con quel mortaio.
"Cosa e’ quella roba?" chiese il re guardando di mal occhio il povero boscaiolo.
"Ve lo manda mia figlia, Madama Cirimbriscola".
"Va bene" rispose il Re "porta questa cannuccia a Madama Cirimbriscola e dille che con questa mi faccia la mazza pel mortaio, altrimenti la faccio ammazzare".
Il boscaiolo se ne tornò a casa battendo i denti dalla pena e dalla paura.
"Figlia mia, che hai fatto! Hai offeso il re e tutte le disgrazie sono ormai sulla nostra casa!".
"Babbo niente paura: piglia queste tre rape e portale al re e digli che quando ne avrà cavato sangue io gli farò la mazza".
Il povero boscaiolo, che per la figlia stravedeva, si ripresentò alla reggia con quelle rape in mano e face quella impossibile proposta al re.
Sempre più adirato il re si fece portare tre acce di canapa e dandole al boscaiolo gli disse:
"Dì a Cirimbriscola che con queste tre acce ci tessa una tela, altrimenti la faccio ammazzare".
Torna il povero boscaiolo a casa:
"Figlia mia, che hai fatto! Se con queste tre acce non riesci a tessere una tela per il re, la tua vita e’ bella e finita!".
"Babbo niente paura, piglia queste tre paglie e portale al Re e digli che quando con queste tre paglie egli avrà fatto un telaio io su quel telaio ci tesserò".
Il povero boscaiolo tornò alla reggia, allora il re si mise di punta per vedere la scaltrezza della ragazza e disse al padre:
"Dì a tua figlia, se non vuole che io la faccio bruciare viva, che mi si presenti al cospetto né nuda né vestita, né a piedi, né a cavallo, tempo dodici ore".
Il povero boscaiolo partì di corsa dalla Reggia bagnando del suo pianto tutta la strada.
"Figlia mia , questa volta l’hai fatta davvero grossa! Il re vuole che ti presenti alla reggia tempo dodici ore, né nuda né vestita, né a piedi, né a cavallo. O povera te!".
"Babbo niente paura: portatemi una rete da pescatori e una capretta".
Avuta la rete Madama Cirimbriscola se l’avvolse intorno per modo che non era né nuda né vestita, si mise la capretta fra le gambe in modo che non era né a piedi né a cavallo.
Appena il Re la vide apparire alla Reggia scese dal trono sorridendo e disse:
"Ora vedo che tu la sai più lunga di me! Tu sei la moglie che mi si addice. Io ti piglio, ma ad un patto: che non ti devi in nessun caso impicciare dei fatti miei. Accettato?".
Le nozze si fecero in grande e magnifiche e per un po’ di tempo Madama Cirimbriscola stette ai patti. Ma un giorno di fiera successe fra contadini una disputa che fu chiamato a giudicarla il re in persona.
Un contadino portava alla fiera una vacca e un altro contadino portò un bove, allontanatasi i due contadini, la vacca che era incinta partorì un vitellino sul prato vicino al bove dell’altro contadino. Tornati i due contadini entrambi volevano la proprietà del vitello. Venuti poi al cospetto del re, il re disse:
"Ciascuno di voi si tiri dietro il proprio animale, dove andrà spontaneamente il vitellino egli sarà il padrone".
Il padrone della vacca si tira dietro la vacca ma il vitellino non si muove, il contadino del bove tira il bove ed il vitellino gli va dietro. Allora il re giudica proprietario del vitellino il contadino del bove.
Il padrone della vacca piangeva e Madama Cirimbriscola lo mandò a chiamare e gli disse:
"Non piangere: se tu mi prometti di non dire niente a nessuno io ti dico come riavere il vitellino".
Il contadino promise.
"Fa dunque così: riempiti le tasche di molliche di pane, vai nel giardino reale e quando il sole domani batte sulle finestre del re butta le molliche nella vasca, venuti i pesci a galla grida con tutta la tua voce 'pesci a pascer l’ erba!’. Il re, che si sveglia giusto a quell’ora si affaccerà e ti parlerà".
E così fece il contadino. Venuta l’aurora si recò nel giardino del Re e appena il sole batté sulle finestre buttò le molliche nella vasca e gridò a gran voce ’pesci a pascer l’erba’.
Allora il re aprì la finestra e disse:
"Stupido d’un villano: i pesci a pascer l’erba, quando mai si sono visti?" "e partorire i bovi, sì?" rispose il contadino. "Vai a prenderti il vitellino è tuo di diritto" rispose il re scottato dalla risposta ricevuta.
Ciò detto rientrò nella camera e disse a Madama Cirimbriscola :
"T’avevo detto di non impicciarti degli affari miei in nessun caso. Ora alzati, prenditi la cosa che più ti sta a cuore e vattene con Dio!".
Cirimbriscola non rispose nulla solo mandò a chiamare il cuoco della cucina reale e ordinò di mettere un grano d’oppio nella pietanza del re. Appena mangiato, il re cadde in un sonno profondo, così Cirimbriscola lo caricò in una carrozza e lo portò nella casa dove prima lei abitava col padre, lo fece sdraiare nel letto del padre.
Quando il re si svegliò, vide il tetto tutto affumicato ed un povero lettuccio e chiamò:
"Cirimbriscola , Cirimbriscola, dimmi dove sono!" "mi avevate detto di portare via con me la cosa che mi stava più a cuore e di andare via dal palazzo!".
La risposta piacque tanto al re che face pace con Madama Cirimbriscola e i due ripresero a piedi la strada verso la reggia dove vissero per lunghi anni.
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