lunedì 23 luglio 2012

Il significato delle parole

Io toscana, Marco pugliese. Alla nascita di Erion una delle prime cose che in molti ci hanno chiesto è stata "Ma Marco come si farà chiamare? Babbo o papà?". La risposta era sempre la solita: "Lo chiamerà come vorrà lui, io preferirei babbo, lui papà, ma alla fine userà la parola che preferirà"....
Sapendo che, a meno di eventi straordinari, Erion crescerà qui ho sempre fatto affidamento che all'asilo, a scuola, per strada tutti dicono babbo...quindi per me la cosa finiva lì. Marco sarà "babbo". Lui non ha mai detto che questa cosa gli dispiaceva troppo, ma sotto sotto si vede che un po' gli pesa. E che problema c'è? Tanto è Erion che lo deve chiamare...finché parlando con degli amici (i tati di Erion) non ho avuto chiaro il perché potrebbe essere un problema per Marco.
Il discorso era proprio questo: babbo o papà? Stessa risposta, stesse considerazioni.
Ma poi è bastata una frase per farmi capire: "Per te la parola affettiva è babbo, per Marco è papà, quindi per lui essere chiamato papà non è solo una parola, ha un significato molto diverso che essere chiamato babbo (che tra parentesi non è proprio un complimento in Puglia)".
E ora? Mi sono sentita cattivissima. Erion ha cominciato a chiamare papà da subito, poi con il passare del tempo è passato a babbo, e un bel po' è sicuramente colpa mia. Non volendo gli dico "ora arriva babbo, vai da babbo, chiama babbo"...lui adesso dice babbo, anche se a volte lo chiama anche papà (soprattutto su mio suggerimento!). Mi sono sentita veramente cattiva...:-( saremo ancora in tempo per fargli avere due parole con lo stesso forte significato affettivo?

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